Il
segreto nello sguardo
di Valentina Casarotto
Lettura piacevole e arricchente
anche per un profano del mondo dell’arte, ma appassionato e curioso di
apprendere motivazioni e tecniche delle opere d’arte, circostanze storiche e
sentimenti della formazione di un’artista, questa biografia romanzata di
Rosalba Carriera, pittrice veneziana della prima metà del Settecento, presenta,
a mio avviso, non pochi e notevoli pregi. Innanzitutto ci introduce
nell’ambiente veneziano della pittura, in
primis, ma anche in quelli dell’incisione, della letteratura, della musica,
del teatro di quel periodo. Il primo pittore che incontriamo è Giuseppe Diamantini, che fu suo maestro,
e che nel romanzo diventa il primo estimatore delle capacità di ritrattista
della giovanissima Rosalba e che, intuendone il potenziale artistico, la “tiene
a bottega” per svariati anni, trasmettendole le necessarie tecniche del disegno
e della pittura, proprio come “se fosse un maschio”. Da questo primo impulso la
giovane pittrice, fino a quel momento autodidatta, sembra prendere il volo
verso le vette dell’arte: diviene fine pastellista e miniaturista. E’ proprio
una miniatura, dipinta con tempera su avorio “Fanciulla con colomba”, a
procurarle l’ammissione all’Accademia di San Luca di Roma, nel 1705. Ricordiamo
un’altra figura degli anni della sua giovinezza
che emerge dalla narrazione con più significativa caratterizzazione:
l’amico Anton Maria Zanetti , disegnatore, caricaturista e
antiquario con il quale Rosalba condivide l’amore per il teatro.
La notorietà di Rosalba
Carriera si espande, dunque, oltre che in ambito veneziano, anche al di là dei
confini della Serenissima e le sue capacità di ritrattista sono richieste da un
numero sempre maggiore di committenti: nobili stranieri in visita nelle terre
della Repubblica, funzionari al seguito di questi, principesse, altolocate dame
veneziane di grande avvenenza (come ad esempio, Caterina Barbarigo, il cui ritratto è stato scelto per la copertina
del libro) richiedono i suoi servigi nel farsi immortalare con i pastelli.
Questa tecnica, nata in Francia nel ‘400, era considerata un’arte minore e
utilizzata per ritocchi, ma nel corso del ‘600 acquistò sempre maggior
importanza, in specie per il ritratto, perché conferiva ai volti e ai tessuti
effetti di trasparenza e delicatezza molto ricercati in quel secolo. La pelle
dei volti, i pizzi, le sete, i rasi e le parrucche incipriate venivano resi, grazie
ai gessetti costituiti da polvere colorata addensata, sottili e leggeri al
limite dell’evanescenza. Gli effetti delicati dei toni di colore ben si
adattavano anche ai soggetti mitologici e alle allegorie delle virtù e delle
stagioni. Di Rosalba possiamo ammirare, infatti, molte “Muse”, dèi dell’Olimpo quali “Apollo”,
Diana”, allegorie della “Primavera”, Estate”, “Autunno”, “Inverno”, di ”Temperanza”, “Vigilanza”, “Verità”, “Giustizia” degli elementi quali “L’Acqua”, “La Terra”, “L’Aria”, “Il Fuoco”. Altri soggetti molto richiesti dai committenti erano
legati al mondo agreste trasfigurato dall’atmosfera idilliaca dell’Arcadia;
ecco allora le miniature “La giardiniera”,
“La contadina”, “La dama con
coniglio”, “Flora” realizzate principalmente sui fondelli
d’avorio.
Ma veniamo ora al tema che
percorre la narrazione, e che tenta di svelarci qualche cosa di più del
personaggio di Rosalba Carriera, divenuta ormai la “prima pittrice d’Europa”,
di fama riconosciuta nell’ambiente delle committenze aristocratiche, dapprima
in Francia e in seguito in Inghilterra, Germania e
Polonia. Il tema dello sguardo, inciso nel titolo della biografia, è quello
insistentemente inseguito dall’artista mentre osserva pazientemente e in
profondità i suoi “soggetti”, i personaggi che le si offrono in posa
attendendosi da lei un profumo, o, meglio, un colore di eternità. Di ognuno Rosalba
tenta di carpire il segreto, vuoi del carattere, vuoi della sua esperienza di
vita, vuoi dei sentimenti tenuti gelosamente nascosti ma che spesso si fanno
catturare da un brillìo più intenso o da un’ombra, una velatura passeggera
dell’iride. E così Rosalba tenta di cogliere col pennello il cipiglio altezzoso
della figlia giovinetta del banchiere John
Law, ritratta maliziosamente con una scimmietta, oppure il triste dissidio
interiore dell’amato Antoine Watteau,
o ancora i sentimenti contrastanti di Felicita
Sartori, la diletta allieva, provetta nell’arte dell’incisione, ritratta in
abiti turcheschi, che sceglierà infine di accettare la proposta di matrimonio
di un dignitario del Principe di Sassonia.
Tanti sono i personaggi,
artisti, musicisti e letterati, che costellano il percorso di vita e d’arte di
Rosalba Carriera, e che nel romanzo trovano una loro collocazione, sulla base
delle lettere e dei diari della pittrice: il cognato pittore Antonio
Pellegrini, divenuto “il più noto dei pittori itineranti in Europa”, attivo
nelle corti di Londra, Parigi, Dresda e Vienna, l’illustre francese Watteau e la sua passione per il teatro,
colta anche nei suoi celebri lavori, con il quale è immaginato un idillio
amoroso, il giovane Canaletto, i
veneziani Carlo e Gaspare Gozzi, sostenitori della giovanissima letterata Luisa Bergalli, il maestro Antonio Vivaldi, il compositore tedesco Johann Hasse e la celebre cantante Faustina Bordoni, sua moglie.
Destinata alla fama, ma anche
alla solitudine, Rosalba vive la parabola discendente dell’esistenza patendo le
conseguenze di una malattia che la conduce alla quasi totale cecità: lo si
apprende dal suo diario, che viene ricostruito in queste memorie con una
straordinaria aderenza ai modi e al linguaggio dell’epoca e con un’eleganza del
tono narrativo, che permea dall’inizio alla fine le pagine dedicate ad una
pittrice da scoprire e da amare. Spetta al suo Autoritratto eseguito in età avanzata, conservato alle Gallerie
dell’Accademia di Venezia, consegnarci la summa del suo percorso in vita e in
arte, che la vede coronata dalla gloria dell’alloro e al contempo rattristata
dall’angustia dell’età e della malattia,
in dignitosa sofferenza.
Fonti:
Rosalba Carriera, Bernardina
Sani, Allemandi 1988;
Rosalba Carriera, Mostra a Palazzo
Cini, 2007, di Marina Raccanelli, in: Via delle Belle Donne, 25 settembre 2007.